Spesso ci si domanda dove la scienza e la tecnologia stiano andando, per alcuni versi per una giusta riflessione sull'etica nella ricerca, dall'altra perché ogni giorno l'unione di medicina e tecnologia apre orizzonti incredibili, possiamo parlare di innovazione tecnologica ogni giorno, partendo dal presupposto che quello che oggi non ha una possibilità di essere creato, domani sarà realtà.

Come spesso accade, molte di queste nuove scoperte riguardano la medicina applicata al contesto della genetica e delle cellule, spesso ci si chiede cosa sia possibile fare di fronte a determinate patologie, una risposta che molti pazienti vorrebbero avere, in realtà bisogna partire da un presupposto diverso, la medicina e la tecnologia evolvono in proporzione alle malattie presenti.

Innovazione tecnologica e medicina

Molto spesso purtroppo dalla sofferenza e dall'esigenze di ottenere delle risposte là dove servono a tutti i costi, nasce la precisa volontà di sperimentare delle nuove strade, la malattia di  sindrome di Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser è una rara condizione legata allo sviluppo dell'apparato riproduttivo femminile, una sorta di malformazione congenita che rende completamente alterato il canale riproduttivo della donna.

In pratica le donne che soffrono di questa sindrome; hanno oltre ad un apparato riproduttivo con una malformazione, una totale assenza del canale vaginale, una condizione che va molto al di là del male fisico e arriva al male morale, alla sofferenza psicologica che una donna affetta da una condizione fisica del genere può avere in termini mentali e psicologici.

Fortunatamente la medicina applicata alla tecnologia può aprire prospettive fino al giorno prima impensabili, per questo motivo nel North Carolina, un'equipe di ricercatori, partendo da un ridotto campione di donne affette da questa rara sindrome, sono stati in grado di trapiantare nel corpo di queste donne delle vagine artificiali partendo da cellule prelevate dal corpo delle donne.

Il canale vaginale è stato costruito prelevando una piccola porzione della vulva, da questa sono state ricavate delle cellule messe in una coltura di laboratorio, una volta ottenute un quantità sufficiente, queste sono state inserire su una struttura biodegradabile fatta di collagene, l'organo fatto maturare in una incubatrice è poi stato impiantato nelle pazienti.

Dopo sei mesi dall'operazione le donne sono tornate a una vita normale, avendo anche il ciclo, una grande passo in avanti.