scienza,news scienza,nuove scoperte scientifiche,scienza e conoscenza,conoscenza,scienze: Memoria e realtà virtuale
La mente dell'uomo assolve a molte funzioni tra queste abbiamo la memoria, una funzione molto importante che come tale riguarda il modo in cui immagazziniamo i ricordi, per questo motivo esiste nella nostra mente una sorta di filtro, come un computer riusciamo ad immagazzinare una quantità specifica di ricordi che possono essere più o meno nitidi.
Il meccanismo di funzionamento della memoria ha sempre riguardato un meccanismo specifico, in pratica esiste una memoria a breve termine che come tale consente di ricordare o trattenere nella propria mente una informazione di rapido utilizzo, solitamente dopo l'uso dell'informazione che ci serviva il ricordo scompare come se non fosse mai stato presente.
Esiste poi una memoria a lungo termine dove solitamente tendiamo ad immagazzinare i ricordi e tutte le esperienze che come tali sono importanti per la nostra vita, nella memoria a lungo termine sono anche immagazzinati ricordi legati ad automatismi specifici, abitudini di vita che scandiscono la nostra giornata e che ci consentono di ricordare determinate informazioni considerate importanti.
Fino a questo momento nessun studio moderno sull'interazione tra la memoria e il corpo aveva associato i ricordi alla nostra percezione del corpo, pare invece, secondo uno studio pubblicato da un portale americano che tratta di scienza della memoria che esista un legame strettissimo tra memoria e percezione del corpo.
In assenza di una corretta interazione tra il nostro corpo e la nostra memoria, i ricordi tendono a diventare frammentari, causano di fatto un offuscamento di quella che è la percezione della realtà nella quale siamo calati, una mente stimolata e alienata dal proprio corpo secondo meccanismi tipici della realtà virtuale.
Lo studio è stato condotto su un campione di 84 studenti che sono stati sottoposti a test differenti per testare questa nuova teoria, nella prova senza la percezione corretta della propria realtà corporale, gli studenti sono stati posti davanti ad un insegnante indossando però un casco per la realtà virtuale, sottoposti a stimolazioni sensoriali per distogliere il soggetto dalla situazione concreta.
La risonanza magnetica alla quale sono stati sottoposti durante il test ha rivelato che nel caso di stimolazione sensoriale tramite realtà virtuale, l'area dell'ippocampo, quella legata alla memoria, aveva una attività pari a 0.